lunedì 6 settembre 2010

Arlacchi lascia l'IDV: "chi zittisce gli avversari distrugge la credibilità di ogni lotta per la legalità"

Pino Arlacchi decide di autosospendersi dall'IDV con cui era stato eletto all'Europarlamento. La goccia che, per quanto riguarda il sociologo amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e tra le figure di spicco dell'antimafia, ha fatto traboccare il vaso è stata la contestazione a Renato Schifani avvenuta sabato alla Festa nazionale del Pd, ma soprattutto sulle dichiarazioni rilasciate subito dopo da Antonio Di Pietro a sostegno dei manifestanti.

«Ho deciso di autosospendermi dal partito. Così non si può andare avanti: la deriva estremista di Di Pietro e dell'IDV mi preoccupa da tempo, ma questa sua ultima presa di posizione mi ha spinto ad autosospendermi.
Sono lontano anni luce da Renato Schifani, mi batto da una vita contro gli ambienti geopolitici da cui proviene il presidente del Senato. Non l'avrei invitato a nessun dibattito, inutile dirlo. Però - e qui è il punto - fino a che non ci saranno prove certe emerse da procedure democratiche e nel pieno rispetto dei suoi diritti costituzionali, Schifani non può essere etichettato e additato al pubblico ludibrio come mafioso e non può essere né insultato né zittito. Se si trova in un'occasione pubblica ha il diritto di parlare. Vale per qualunque cittadino. Chi ignora queste cose, distrugge la credibilità di ogni lotta per la legalità.
Non mi piace questo tipo di antimafia intollerante e demagogica. Primitiva, direi. Che nulla ha a che fare con quella storica. Se c'è un merito del movimento antimafia italiano, me lo lasci dire, è quello di aver sempre rifiutato qualunque forma di protesta violenta e incivile. Dalla sua nascita, negli Anni 40, fino a quando negli Anni 90 è diventato movimento di massa, era ben presente un filo comune: nessuna concessione alla violenza fisica e verbale. È sempre stato un movimento democratico guidato da persone illuminate che hanno saputo incanalare la giusta incazzatura della gente nell'alveo democratico.
Il contrario di questo nuovo metodo di farsi giustizia da sé. Un'autogiustizia primitiva e inaccettabile. Perché mai, neanche nei momenti più difficili, abbiamo pensato di privare dei suoi diritti un criminale. Abbiamo saputo costruire dei miracoli come il maxiprocesso senza torcere un capello ai mafiosi. Questo è il grande patrimonio dell'antimafia che bisogna maneggiare con cura. I ragazzi con le agende rosse? Non li capisco. Anche perché probabilmente Paolo Borsellino non aveva proprio nulla di segreto in quella sua agendina: lui e Giovanni Falcone odiavano i diari, è noto. Ma indipendentemente da questo, a chi sta protestando dico: continuate ad arrabbiarvi e manifestare, però nel rispetto delle regole e della democrazia. E leggete più libri, oltre ai giornali e agli atti giudiziari.
Invito Di Pietro a cambiare rotta: il rischio è che diventi un cattivo maestro. I partiti hanno una responsabilità nell'educazione politica alla quale non ci si può sottrarre. Invece Di Pietro non lo riconosco più. Mani pulite è stato un altro grande esempio di democrazia che si è fatta sentire. Però i processi non si sono mai svolti su Facebook e sui giornali ma nei tribunali. Il perché di questa trasformazione del leader idv la intravedo nel timore che forse ha di Beppe Grillo e dei suoi consensi. In modo ingiustificato, secondo me. Inseguire quelle posizioni estreme, gliel'ho detto più volte, non paga. E allontana il progetto di rendere l'Idv un grande partito di popolo capace di parlare a tutti. Si sta cacciando in un cul de sac. Per questo mi autosospendo. E finché non vedo un'inversione di rotta non torno indietro».
Leggi l'articolo del Corriere della Sera 
Per saperne di più su Pino Arlacchi:

2 commenti:

Unknown ha detto...

Hanno fatto bene i grillini a fischiare schifani. Quello dovrebbe stare in galera, non alle feste del PD

oggianni ha detto...

Signor Luciano le faccio un paio di doverose premesse:
1) il senatore Schifani a tutt'oggi non risulta avere alcuna condanna o procedimento giudiziario pendenti. Non si capisce perché debba stare in galera;
2) alla Festa del PD (come le vecchie Feste dell'Unità) è tradizione invitare gli avversari politici per promuovere dei dibattiti. Si può discutere sulle qualità degli attuali avversari ma purtroppo questi ci ritroviamo.

Detto ciò e mi sembra che Arlacchi lo abbia ribadito con la necessaria chiarezza ma lo ripeto: i metodi poco democratici (spesso poco limpidi) del berlusconismo vanno combattuti senza dimenticare le basilari regole democratiche. Altrimenti significa che ha vinto lui.

Nel ringraziarla per aver lasciato il suo contributo la salutiamo.